domenica 9 novembre 2014

LA SINDROME DEL TUNNEL CARPALE – UN APPROCCIO DI MEDICINA FUNZIONALE - by Alfredo Saggioro & Giulia Calogero

La sindrome del tunnel carpale è conseguenza dell’infiammazione cronica (tenosinovite) della borsa tendinea dei flessori, con effetto di compressione sul nervo mediano.
Si manifesta in genere, più frequentemente nei soggetti femminili ultraquarantenni, ma anche nei soggetti maschi trentenni, con comparsa di formicolio e intorpidimento nelle dita della mano, specialmente pollice e indice, ma che si estendono a medio e metà anulare, spesso coinvolgendo anche parte del palmo della mano estendendosi anche lungo il braccio.
Tali disturbi, prevalentemente notturni, possono evolvere nei casi più gravi in una progressiva e irreversibile perdita della sensibilità alle prime tre dita ed alla mano dal lato volare seguita da ipo-atrofia dei muscoli della mano.
E’ una sindrome dolorosa, che può manifestarsi in corso di gravidanza, nei soggetti affetti da ipotiroidismo o da artrite reumatoide. E’ più frequente nei soggetti che utilizzano le mani per lavori di precisione e tipicamente ripetitivi come lo scrivere a macchina o al computer per molte ore, ma si manifesta anche in chi esegue molti movimenti innaturali con il polso o che comportano sollecitazione tendinea continua.
Chi ne è affetto sente il bisogno di scuotere periodicamente le mani come per allontanare (attraverso uno stretching non programmato) il dolore o il fastidio.
Chi soffre di questa sindrome presenta difficoltà a eseguire lavori con le dita come stappare una bottiglia o lavorare a maglia.
Questo crea tensione e preoccupazione.

La diagnosi dipende necessariamente da un’elettromiografia e da test clinici chiamati manovra di Phalen e segno di Tinel che consistono in manovre di stimolazione del nervo mediano per provocare la comparsa dei sintomi della sindrome.

La terapia, generalmente, comprende farmaci antinfiammatori, cortisonici, presidi come stecche per tunnel carpale e molto spesso si conclude con il ricorso alla chirurgia.









In Medicina Funzionale s’inizia con terapie biomeccaniche e miofasciali, con l’obiettivo di riportare in sede posturale ottimale il rachide cervicale, il polso e l’ulna e il radio rilassando la muscolatura e riposizionando le articolazioni.

L’osteopata, in caso di dolore, agisce con il trattamento manipolativo
In primis del tratto cervicale, che al 70% dei casi risulta essere la zona responsabile della sindrome del tunnel carpale.
Laggiungere la guarigione in un tempo di quattro settimane.

Associando il metodo Mèziéres, trattamento fisioterapico efficace,
e mediante un massaggio non soltanto al polso ma sull’intero arto e sulla catena fasciale, comprendendo i muscoli della spalla, della scapola, del torace, si può combattere il sintomo doloroso curando il problema alla radice.


L’effetto terapico si ottiene già sin dalle prime sedute fino alla scomparsa completa del dolore e per il normale svolgimento delle attività lavorative quotidiane. Con il  massaggio miofasciale eseguito in modo profondo si ottimizza l’effetto terapico al 100%

Le manipolazioni si possono effettuare mediamente due volte alla settimana e si può raggiungere la guarigione in un tempo di quattro settimane.


Associando alle manovre osteopatiche un semplice nutriente, la Vitamina B6, la terapia è comunemente risolutiva, porta cioè a guarigione completa.

La Vitamina B6 deve essere assunta nella sua forma attiva, il piridossal-5’-fosfato alla dose di 50 mg 3 volte al giorno per un mese, e talora per due mesi. Questo periodo generalmente è sufficiente a far scomparire questa condizione.

Se non si ottenessero risultati soddisfacenti, va sempre ricordato che la Vitamina B6, per funzionare, richiede adeguate dosi di zinco, infatti, il deficit di zinco inibisce la conversione della Vitamina B6 nella sua forma attiva.

La B6 è pertanto inefficace, finché la carenza di zinco non viene corretta.

Sempre pensando alla Medicina Funzionale, è quindi importante ricordare che, prima di intraprendere questa terapia, vanno misurati i livelli ematici di zinco e della fosfatasi alcalina. Bassi valori di fosfatasi alcalina, inferiori a 70, sono infatti correlati a una carenza di zinco.



Vorrei anche ricordarvi che sostanze plastificanti e ftalati possono creare carenze di zinco nascoste che, a loro volta, potrebbero contrastare l’efficacia della vitamina B6.

Un altro motivo frequente di fallimento delle terapie precedentemente illustrate, che sono semplici ed efficaci, è l'alto livello di metalli pesanti che ognuno di noi inconsapevolmente porta. Alluminio, arsenico, piombo, cadmio e mercurio sono alcuni dei più comuni metalli pesanti che sono purtroppo in tutti noi.

Questi elementi, si posizionano proprio negli enzimi, sostituendo con la forza i minerali necessari per la loro normale funzione.
Danno segno della loro presenza solo quando si sono accumulati abbastanza e noi diventiamo sintomatici in una sede anatomica che mai ci aveva prima recato disturbo, come il polso (sindrome del tunnel carpale).

Quello che possiamo apprendere dal breve post di oggi è che, se abbiamo ben presente cosa voglia dire Medicina Funzionale, quando ci si trova in presenza di un paziente affetto da sindrome del tunnel carpale, si deve prendere in considerazione di associare manovre osteopatiche a una terapia di prova con piridossal-5'-fosfato.
Se non si riscontrano risultati dopo un mese, non serve gettare la spugna.
Si prenderà allora in considerazione un possibile deficit di zinco, o l’accumulo di plastificanti o di ftalati o la presenza di tossicità da metalli pesanti.

Buona salute!


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