lunedì 1 dicembre 2014

IL VIRUS DELL’EPATITE C SI PUO’ COMBATTERE ANCHE NATURALMENTE

La recente immissione nel mercato (ahimè, questo è ormai il nome, altro che prodotti etici) dei farmaci contro l’epatite C di nuove molecole, apparentemente molto attive, ma altrettanto costose, ha fatto aprire una discussione sui costi in sanità. Non solo, pone la problematica se sia veramente necessario che i 150 milioni di soggetti affetti da questo virus nel mondo debbano essere eradicati, ben sapendo che la grande maggioranza di loro non andrà mai incontro a un’epatite C e, tantomeno, a cirrosi e cancro del fegato.
Queste ultime patologie, sono, infatti, dipendenti dallo stile di vita che interferisce pesantemente con le probabilità che il virus possa, pur se infiltratosi nell’organismo, determinare malattia.

Recentemente un gruppo di ricercatori Canadesi e Taiwanesi hanno evidenziato come la Saikosaponin b2 (SSb2) estratta dalle radici del Bupleurum Kaoi (Phylum: Magnoliophyta), arbusto utilizzato nella medicina tradizionale per la sua attività antipiretica, immunomodulante, per gli effetti protettivi sul fegato e sul tratto digestivo, come pure nella prevenzione e terapia del cancro, possa bloccare l’ingresso del virus dell’epatite C (HCV) nelle cellule.
Il Dr. Christopher D. Richardson dell’Università Dalhousie di Halifax afferma: “ poiché le nuove terapie contro l’epatite C sono estremamente costose, noi riteniamo che l’SSb2 sia un agente anti-HCV valido per efficacia e per costi/beneficio per il trattamento dell’epatite C, particolarmente nei pazienti che devono andare incontro a trapianto di fegato o che l’hanno ottenuto”.
Ovviamente questo viene affermato con tutte le cautele che derivano dal fatto che gli studi sono ancora molto preliminari.
Infatti, il Dr. Richardson e i suoi colleghi hanno utilizzato sistemi “in vitro” di culture di HCV per esaminare gli effetti dell’SSb2 e di altre saikosaponine sul ciclo vitale completo del virus C. Hanno pure esaminato l’attività antivirale di queste sostanze rispetto a vari genotipi virali dell’HCV, su isolati clinici e infezioni di epatociti umani.
“In particolare abbiamo identificato l’SSb2 come un efficiente inibitore del primo ingresso cellulare del virus, capace di neutralizzazione delle particelle virali e di impedire l’adesione del virus alle cellule inibendone il processo di ingresso/fusione”. Così viene affermato dai ricercatori nel Journal of Hepatology del 3 novembre 2014. Affermano inoltre che l’SSb2 ha dimostrato attività nei confronti divari genotipi del virus e bloccato l’infezione da HCV negli epatociti umani.
Non ci sono evidenze che l’SSb2 crei danno alle membrane cellulari o accumuli all’interno delle cellule dell’ospite, mettendo così in evidenza che il bersaglio è il virus extracellulare.
I ricercatori affermano che l’SSb2 abbia, almeno in parte, effetti antivirali, agendo sulle glicoproteine dell’HCV nelle fasi iniziali dell’infezione.

Ovviamente si tratta di studi preliminari che richiedono ancora approfondimenti, ma appare evidente il ruolo che questa nuova sostanza potrà avere nella profilassi o in terapie combinate contro l’infezione da virus C.
E’ ben noto infatti come sia il virus circolante, o quello che si “nasconde” nei linfociti, il problema più importante di queste terapie.

Le principali considerazioni da fare riguardano la necessità di contenere i costi per una medicina sostenibile, di dare sempre molta enfasi allo stile di vita per quanto riguarda il rischio di tutte le patologie croniche, e aprire una speranza anche per chi, non potendo sostenere le spese di terapie ormai “fuori budget”, potrà essere comunque curato, in un prossimo futuro.


Buona salute!

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